La scelta degli investimenti

La scelta degli investimenti

Mar, 09/13/2016 - 08:15
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Scegliere come investire un patrimonio non è un’operazione facile. Questo vale sia per i patrimoni privati, grandi o piccoli che siano, sia per quelli di un’organizzazione non profit, tipicamente una fondazione, dove il patrimonio rappresenta lo strumento attraverso il quale realizzare il proprio scopo.

I criteri e il metodo da seguire, nei due casi, sono piuttosto simili. Anche fiscalmente, peraltro, le due categorie (tanto i patrimoni privati che quelli delle organizzazioni non-profit) hanno lo stesso trattamento, quello cioè riservato agli "enti non commerciali", in cui vengono tassati i singoli redditi. Al contrario, in quello delle imprese vige il principio  della tassazione del reddito di esercizio, composto di costi e ricavi originati dall’attività produttiva.

Consigliare un risparmiatore su come investire le proprie disponibilità richiede quindi in primo luogo una buona conoscenza del soggetto, del suo patrimonio complessivo (quindi di tutte le attività, incluso immobili, beni rifugio, ecc e di tutte le passività), del reddito che percepisce, dei suoi impegni e dei programmi di spesa, della sua propensione al rischio. Solo con queste condizioni ha senso individuare la migliore scelta, in quel momento, per impiegare disponibilità che si vogliano investire. Chiedere semplicemente cosa si può comprare con 100.000 euro liquide senza fornire queste indicazioni porta a soluzioni non ottimali ed espone a brutte sorprese, specie quando si ha di fronte qualcuno che ha un interesse specifico a vendere particolari prodotti. Non è un caso che gli esempi di consulenza in mala fede abbondino.

Non esistono infatti titoli buoni per tutti in qualunque momento: altrimenti nel mercato ci sarebbe una sola specie di titolo e non la molteplicità che invece si trova. Ogni risparmiatore ha una composizione ottimale del proprio portafoglio diversa dall’altro e in evoluzione nel tempo. Vediamo allora oggi come si costruisce per una famiglia un buon portafoglio,  ovvero come si allocano le risorse disponibili fra le diverse attività o forme di impiego (questo procedimento si chiama asset allocation). Negli articoli successivi vedremo, invece, come si gestisce un patrimonio finanziario per una fondazione.

 

COME SI COSTRUISCE IL MIGLIOR PORTAFOGLIO PER UNA FAMIGLIA

 

Guadagnare soldi è difficile e faticoso, mentre perderli con investimenti sbagliati è estremamente facile e rapido. Spesso, giustamente, visitiamo molti negozi per acquistare un vestito da qualche centinaia di euro e impieghiamo molti giorni per decidere quale automobile acquistare e dove; invece per investire qualche migliaia di euro dedichiamo pochi minuti ad una fugace chiacchierata con il consulente o con l’impiegato di banca. E magari risparmiamo pochi euro negli acquisti per dilapidarne molti con prodotti sbagliati.

 

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Il primo consiglio è quindi quello di partecipare attivamente alle scelte finanziarie, non disinteressarsi dei propri investimenti, ma sforzarsi di capire e soprattutto seguire l’andamento dell’investimento. Costa fatica ma va fatto, altrimenti bisogna mettere in conto l’eventualità di prendere dolorose cantonate.

 

In secondo luogo occorre avere chiari i propri obiettivi, almeno in termini generali, ed i propri impegni e programmi di spesa rispetto ai redditi di cui disponiamo. Avere una certa cifra disponibile oggi, ad esempio, è molto diverso se vogliamo comprare una casa in futuro oppure garantirsi una rendita costante o se dobbiamo rimborsare un debito. Avere quella stessa somma se lavoriamo e percepiamo un reddito oppure se, al contrario, da essa dobbiamo ricavare i mezzi di sussistenza è certamente molto diverso. Una somma disponibile a 30 anni con una fonte di reddito sicuro ha una valenza diversa dalla stessa somma posseduta a 70 anni.

Sembrano banalità, ma è dalle cose semplici che si deve partire per fare le scelte giuste.

 

E’ fondamentale inoltre avere un quadro completo di tutte le attività e passività della famiglia come immobili di residenza o per investimento, polizze assicurative sulla vita, beni rifugio (metalli preziosi), e vanno tenuti in considerazione gli impegni di spesa una tantum o ricorrenti quali prestiti e anticipi da rimborsare, mutui in ammortamento, fabbisogno per spese correnti e tasse ed eventuali imprevisti.

 

E’ infine, decisiva, la propensione al rischio ovvero capire quanto si è disposti a rischiare di perdere il capitale o gli interessi per avere un maggiore rendimento: non è possibile avere basso rischio e rendimento elevato. Questa è forse la parte più difficile di tutta l’attività preparatoria all’investimento, perché difficilmente misurabile. I teorici più evoluti, in realtà, sono in grado di quantificare la propensione al rischio in maniera molto suggestiva, ma io credo che sia sufficiente una buona riflessione qualitativa e magari un confronto con un esperto che, attraverso una serie di domande ed esempi mirati, potrà rendersi conto di quale livello di rischio il nostro risparmiatore è disposto ad assumere.

 

Non esistono investimenti privi di rischio, questo è bene averlo chiaro. Neanche i titoli di stato, un tempo ritenuti a rischio zero, sono esenti dalla probabilità di perdita, come hanno dimostrato recenti default di stati sovrani. Anche il denaro contante depositato in banca e tenuto liquido è esposto alla probabilità che la banca fallisca, pur essendo comunque presente una garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi fino a saldi di 100.000. Del resto, però, anche le banconote sotto il materasso (a parte il rischio di furto) perdono valore quando ci si trova in un periodo di forte inflazione.

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Una volta disegnato quindi un profilo preciso del nostro risparmiatore, con la risposta a tutte le domande che abbiamo visto, siamo già a buon punto: come dicevano i vecchi barbieri, "barba insaponata è mezza fatta". Ora (magari non da soli) siamo in grado di formulare la famosa domanda su come investire le disponibilità. Ci possiamo anche rendere conto che, prima di fare nuovi acquisti, conviene ottimizzare il portafoglio già esistente, magari vendere qualcosa o disinvestire. Ma in generale, a questo punto, possiamo passare alla fase successiva, quella della scelta dell’investimento o dell’asset allocation.

Un po’ come fare la spesa al supermercato: prima si guarda cosa c’è in casa e cosa manca, poi si fa la lista e, solo dopo, si compra.

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