Pillole di Finanza: inflazione, la misurazione e i polli di Trilussa

Pillole di Finanza: inflazione, la misurazione e i polli di Trilussa

Ven, 03/17/2017 - 07:16
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Esisteva in passato una teoria economica, che a un certo punto ebbe anche una discreta popolarità, in base alla quale si sosteneva che l’inflazione non esistesse, essendo l’aumento dei prezzi la semplice conseguenza dell’aumento di valore dei beni o servizi.

In effetti è difficile che dopo qualche anno un certo prodotto resti esattamente uguale, da un punto di vista qualitativo. Molto spesso viene migliorato, aggiornato o magari solo abbellito nella confezione o nell’immagine (ma anche questo è un incremento di valore, almeno di quello percepito). E pochi, dopo anni, tornerebbero a comprare prodotti obsoleti o anche solo passati di moda, allo stesso prezzo del prodotto nuovo.

Questo dimostra quanto sia difficile misurare l’inflazione, a partire dalla corretta individuazione del paniere di beni e servizi da osservare. L’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, è il soggetto istituzionale incaricato, fra l’altro, della misurazione ufficiale dell’inflazione nel nostro paese. Ha individuato un paniere di beni e servizi che dovrebbe essere rappresentativo di un livello medio di consumi e i cui prezzi, monitorati mensilmente, servono appunto a capire come si muove questo fenomeno.

I panieri vengono ogni tanto aggiornati, alcuni beni non più rappresentativi vengono tolti e altri inseriti. Già questa è un’operazione soggettiva, anche se inevitabile, e incorpora anche l’evoluzione dei consumi e dello stile di vita che niente hanno a che vedere con i prezzi.

C’è poi il problema dei prezzi settoriali: a seconda dello stile di vita per alcuni può essere molto più importante il livello dei prezzi in un singolo settore che in tutti gli altri, e naturalmente la media non rende ragione delle singole parti, come nel famoso pollo di Trilussa per cui se uno digiuna e l’altro si mangia due polli, in media hanno mangiato un pollo a testa.

A parte tutto questo, l’inflazione specie in alcuni momenti della storia è un fenomeno di tutta evidenza. Se non altro, per confrontare due paesi diversi o due epoche diverse, a patto che i criteri di rilevamento siano omogenei.

Supponiamo quindi che i dati ufficiali siano anche quelli reali. Con una inflazione del 10% all’anno, in cinque anni il potere di acquisto della moneta si dimezza, ovvero con i 100 Euro di del primo anno, al quinto anno si possono acquistare solo la metà dei beni. Ciò significa che, a parità del valore nominale 100, corrisponde un valore reale della metà.

Esistono modi molto semplici di “sterilizzare” questo effetto dovuto alla svalutazione monetaria, in modo da vedere come si muovono i valori “reali”: nell’esempio di prima, se i salari restano uguali in termini nominali, il salario reale potere dei lavoratori si dimezza, come pure il loro potere d’acquisto.

Quando il reddito cresce, cresce anche la domanda e, a meno che non cresca anche l’offerta e la disponibilità di prodotti e servizi sul mercato nella stessa misura o in misura maggiore (cosa difficile nel lungo periodo  in quanto i beni resterebbero invenduti), i prezzi naturalmente tendono a crescere. Già questo dà una prima idea del perché quando i prezzi calano, e si ha deflazione, certamente siamo di fronte a un’economia stagnante o recessiva.