Green new deal? Il contributo di Marco Mancuso

Green new deal? Il contributo di Marco Mancuso

Mar, 11/05/2019 - 07:00
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green economy

 

Continuiamo ad occuparci di ecologia, ambiente, sviluppo sostenibile, ma questa volta sotto il profilo delle opportunità industriali che si aprono, che - per quanto si è detto nei precedenti articoli – rischianmo di diventare delle vere e proprie “issues” per il futuro.

Il problema sarà allora non “se” l’onda verde si manifesterà ma “come”, “quando” e “in che misura”, e soprattutto se siamo pronti a cavalcarla o rischiamo invece di esserne travolti.

Ospitiamo con piacere il contributo di un giovane e brillante ingegnere energetico e nucleare, uno dei cervelli in fuga che società ben più attrezzate della nostra sono riuscite ad attrarre proprio per rispondere alle sfide epocali che ci attendono. Così il nostro paese, dopo aver investito risorse ingenti nella formazione e preparato ottimi professionisti, si ritroverà ancora più arretrato e fuori mercato.

Un punto di vista interessante di chi opera in prima linea, un’analisi pur necessariamente sintetica ma senz’altro pregnante e acuta, da non perdere.

Buona lettura, dunque!


 

 

Ragionando sulla nuova crociata dell'ambientalismo, questo articolo cerca di andare oltre al dibattito sui modi, i tempi o gli argomenti, cercando di analizzare un po' più ad ampio spettro il tema, ricercando alcuni fatti tangibili e provando a commentare le ricadute macro e micro economiche.

Il dato di partenza, oggettivo ed inopinabile, è che il nuovo “ismo” del 21esimo secolo genera nuove opportunità di mercato e ne chiude di altre.

Che sia customer oriented o market oriented, che sia un “il mercato ha una mancanza ed io azienda la colmo" (Nissan, Ford, Chevrolet nei primi anni 2000), che sia un "il futuro è dell'auto elettrica ed io azienda ti dimostro di poter produrre un’ auto sportiva, appealing e orientata alle masse" (Tesla a cavallo del 2010) o che sia un "il cliente sa quello che vuole ed io azienda glielo propongo nel tentativo di riguadagnare i clienti disaffezionati" (tutti gli altri big Car Maker dal 2015 in poi), il mercato dell’ automotive è stato profondamente scosso dall'ambientalismo dell'ultimo ventennio e dal cosiddetto "Effetto Tesla".

La sfida tra i costruttori di autoveicoli nei prossimi decenni sarà accaparrarsi una fetta del mercato del motore elettrico (e che ogni anno aumenta sempre di più). Le competenze richieste in questo settore oggi vertono principalmente su guida autonoma e assistenza alla guida, auto sempre connessa e suoi servizi, elettrificazione del veicolo e infrastruttura di approvvigionamento (terminali di ricarica a casa, colonnine di ricarica on the road): se avete queste conoscenze, fatevi avanti.

L'ambientalismo post Buco dell'ozono può anche essere visto come una moda, una cultura a cui appartenere, uno strumento di propaganda o una nuova linea promozionale: ecco quindi grandi catene commerciali della fast fashion (H&M, Zara) che fanno delle economie di scala e del prezzo basso il loro punto di forza, ritrovarsi a proporre nuove collezioni "sostenibili" ad un prezzo "meno basso" per i clienti più "conscious".

Oppure la ri-ri-ri-nascita dell'usato o del riciclo, della vendita di seconda mano, dei mercatini delle pulci. Due facce della stessa medaglia che offrono nuove opportunità di business e meno cartoni da spostare durante il trasloco.

Anche i nuovi negozi Bio e gli alimenti a chilometro zero sono ascrivibili per analogia alla categoria: quello che non più di 70 anni fa era la normalità e che l'industria frigorifera e la globalizzazione hanno messi fuori mercato, oggi Carlo Petrini e l'eco-friendly hanno riportato in auge.

La prima Grünewelle (onda verde) nei primi anni 2000 ha visto un interesse globale con progressivo riempimento di tutte le lacune anche da parte di personale ri-qualificato. Quando i giovani neolaureati del periodo si sono affacciati per la prima volta al mondo del lavoro hanno visto (non solo a livello nazionale ma anche europeo) una polarizzazione di pochi stage non pagati/ poco pagati alternati a tante posizione di manager con esperienza pluriennale.

Nel mezzo il nulla o poco più.

Questa seconda onda verde del secondo decennio 2000 vede un nuovo tentativo sovra-nazionale di accordo sulle emissioni: siano queste nazioni sviluppate o altresì nazioni in via di sviluppo che non accettano briglie nella loro corsa, il tentativo rimane tale e si fracassa sui veti delle singole nazioni. A livello di singolo stato però, anche la risposta politica (orientata al o modellata dal cittadino) cerca di cavalcare il consenso e adattarsi al contesto industriale e produttivo.

I paesi scandinavi spingono per il bando ai motori tradizionali in una economia già da anni incentrata su energia rinnovabile e (termo-)valorizzazione del rifiuto, la Germania ha recentemente reso noto un accordo di governo che nel tentativo di proteggersi dalla recessione non si dimentica dei giovani del FridaysForFuture, persino negli Stati Uniti anti accordi di Parigi la nuova corrente a sinistra del partito dem prova a farsi aruspice di una nuova agenda green da trasformare in disegno di legge nel 2020.

Il resto d’Europa è forse ancora impegnata con i suoi fantasmi interni (Italia, Francia, Regno Unito, Polonia, Spagna) ma è possibile che nel prossimo ciclo di elezioni gli argomenti di una economia verde e la promessa di nuovi posti di lavoro divengano sempre più centrali.

Al momento sembra quasi che il sentimento ambientalista abbia attecchito più a livello locale e meno a livello globale, o quantomeno che sia più difficile trovare un accordo sull’argomento via via che le comunità di individui e l’architettura sociale si complica.

Tuttavia le iniziative dei singoli continuano a moltiplicarsi e le aziende cercano di partecipare alla festa per mangiare un pezzo di torta.

Il vento di un nuovo Green New Deal soffia ed il sistema economico risponde di conseguenza.

 

 

Marco Mancuso (*)

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(*) Marco Mancuso, 29 anni, vive a Monaco di Baviera con la fidanzata Elonora.
Nato a Palermo e laureatosi in Ingegneria Energetica e Nucleare tra Palermo e Torino, si è trasferito in Germania nel 2015 e lavora oggi nel settore automotive presso il gruppo Volkswagen.

Parla italiano, inglese, tedesco e spagnolo, ama viaggiare e  conoscere nuove culture ma non si dimentica mai della sua Sicilia.