C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA

C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA

Mar, 07/07/2020 - 08:57
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A grandi passi verso le elezioni

.nyse

 

Sono già molti mesi che indichiamo ai lettori di questo sito il mercato azionario USA come uno dei migliori settori, se non il migliore in assoluto, in cui investire le nostre risorse per avere qualche soddisfazione, in tempi grami di economia incerta e tassi vicini allo zero. Sono ormai almeno un paio d’anni che l’equity (cioè il capitale di rischio, le azioni) a stelle e strisce cresce sistematicamente: anche nell’ annus horribilis 2018 – mentre tutti i comparti crollavano desolatamene in una congiunzione astrale di secolare negatività – NYSE e NASDAQ, i due mercati azionari più importanti del mondo, hanno continuato a crescere.

Considerando le elezioni presidenziali ormai alle porte, che in novembre sanciranno se l’America continuerà a essere guidata da Donald Trump oppure il timone passerà allo sfidante democratico Joe Biden, la nostra previsione era quella di un’ulteriore crescita degli indici azionari e di un indebolimento del dollaro contro l’Euro e le principali valute.

Previsione azzeccata alla grande, come al solito.

Questo trend, a nostro avviso, continuerà almeno per tutta la stagione estiva, anche se forse a ritmi meno sostenuti data la molta strada già percorsa in questa marcia trionfale. I motivi sono essenzialmente due: da un lato la riconfermata politica espansiva delle autorità monetarie USA e dall’altro la necessità per il presidente in carica di mostrarsi come il deus-ex-machina dell’ “America first” dopo gli anni delle incertezze di Obama in materia economica.

Il fattore di rischio, nei prossimi mesi se non nelle prossime settimane, è rappresentato dalla possibile recrudescenza del Covid-19 (il “chinese virus”, come lo ha definito scherzosamente, ma neanche tanto, Trump), rispetto al quale gli americani manifestano grande difficoltà ad adottare comportamenti di distanziamento e prevenzione. Naturalmente, se la situazione della pandemia dovesse aggravarsi di nuovo, sarà ben difficile che i mercati ne possano restare immuni. Ma se, come pare probabile, la stagione estiva e la scoperta di un efficace vaccino dovessero porre fine all’incubo sanitario, non c’è dubbio che almeno fino all’autunno la crescita dei mercati finanziari continuerà e, anzi, verrà rafforzata dalla ripresa economica soprattutto nei settori ciclici e tradizionali (automotive, edilizia, costruzioni, lavori pubblici) che sono stati finora in sofferenza.

Meno preoccupante pare l’altro fattore di instabilità, quello dei rapporti con la Cina, che ogni tanto torna a farsi sentire ma con sempre minor vigore. Oggi entrambe le grandi potenze sono concentrate nel fronteggiare la situazione pandemica e non sembra esserci spazio per i dispetti e le scaramucce.

D’altra parte dopo tanti mesi di crescita, i prezzi delle azioni sono ormai arrivati a limiti impensabili solo pochi anni fa, molto spesso al di fuori da ogni riferimento con l’andamento economico delle società che rappresentano.

Basti pensare a Amazon, con un rapporto P/E (ovvero il mutiplo prezzo/utili) che ha allegramente superato il livello di 135 e si avvicina a grandi passi a 150. Ovvero, per ripagare il prezzo della singola azione Amazon (il cui valore è raddoppiato negli ultimi due anni e mezzo) occorrono ben 150 anni di utili, supponendo che questi restino uguali a quelli previsti nel 2021. Ricordiamo che generalmente un valore P/E di 20 è sempre stato considerato già troppo alto per valutare un’azione idonea all’acquisto.

Emblematico il caso di Tesla, le cui azioni continuano a crescere nonostante i deludenti risultati economici (la società è in perdita e lo sarà anche il prossimo anno) e il cui valore in borsa, 210 miliardi di dollari, è circa il doppio di quello della Volkswagen e ha superato quello di Toyota, ma a differenza dei due colossi produce solo 500.000 auto all’anno, in un mercato che quest’anno è stimato in crollo del 15%.

Nonostante questo, le quotazioni resteranno sostenute almeno per i prossimi due-tre mesi, anche se probabilmente la corsa dei farmaceutici e biotecnologici è ormai arrivata al capolinea e le maggiori soddisfazioni arriveranno dai tradizionali comparti manifatturieri e di servizi.

In effetti l’enorme massa di liquidità che la Fed, banca centrale USA, continua a riversare sul mercato, prima o poi finisce necessariamente in borsa, dato che i rendimenti delle obbligazioni sono da tempo ai minimi termini e le banche hanno difficoltà a concedere prestiti ad aziende spesso in ginocchio per effetti della crisi. Non solo, c’è da aspettarsi una ulteriore intensificazione dei programmi di spesa pubblica sempre in chiave elettorale e la pressione fiscale continuerà ad essere contenuta, come promesso dal biondo tycoon.

.trump

Cosa accadrà dopo, ovvero – come dicono gli americani – what’s next?

Dipenderà molto dall’esito delle elezioni. Se, come pareva sicuro solo tre o quattro mesi fa, Trump dovesse essere riconfermato alla Casa Bianca e soprattutto se riuscirà a conservare la maggioranza al Senato dopo aver perso quella della Camera nel 2018, è ragionevole ritenere che la cuccagna per gli investitori in azioni continueà ancora, almeno fino allo scoppio della prossima bolla speculativa, che prima o poi arriverà.

Il Presidente è attualmente considerato nei sondaggi circa 10 punti sotto lo sfidante. Ma Trump non va sottovalutato, perché in passato è stato capace di sorprendenti recuperi, anche se aveva di fronte Hillary Clinton, certamente poco popolare in USA. Biden, anche se percepito come una copia (sbiadita) di Obama, di cui è stato vice, è in grado di raccogliere invece buoni consensi, dopo che è uscito di scena Sanders, il cui radicalismo preoccupava non poco gli operatori di mercato.

 

.biden

 

L’impressione è che, al di là dell’enfasi propagandistica, ben poco cambierà nella sostanza anche con Biden alla Casa Bianca. E’ vero che le tasse aumenteranno e che probabilmente a livello redistributivo i profitti ne risulteranno penalizzati, ma è altrettanto vero che i programmi di spesa pubblica, il livello del debito e – soprattutto – la manica larga della Fed non dovrebbero risultarne penalizzati.

Per cui, anche in questo caso è lecito attendersi, se non la continuazione della crescita, almeno un consolidamento e una tendenziale stabilità.

 

 

 

 

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