COM’ERA VERDE LA MIA VALLE (ANCHE SENZA AUTO A PILE)
La transizione energetica destinata a un sonoro flop
Fra le tante dichiarazioni programmatiche e i primi “ordini esecutivi” del biondo Presidente, forse la più condivisibile è stata quella che dispone il blocco degli impegni per la “transizione energetica”, e che ha dirottato le risorse in precedenza stanziate con questo scopo verso l’intelligenza artificiale.
L’impressione è che l’ideologia abbia preso il sopravvento sulla razionalità e che, partendo da obiettivi giusti e condivisibili (ambiente più pulito, risorse non esauribili), si sia persa di vista la realtà, in particolare per quello che riguarda i fenomeni della produzione e dell’economia. E che su questa ideologia la moda abbia agito da forte propulsore, rendendo irresistibilmente cool tutto quello che appare ecosostenibile e genericamente votato alla tutela ambientale. Il problema è che poi dalla moda siamo passati agli obblighi e ai vincoli, imponendo obiettivi palesemente irrealizzabili che, a fronte di ipotetici benefici futuri, provocano invece sicuri e immediati costi alla collettività. In altri termini, va benissimo che si incentivi l’utilizzo di fonti energetiche alternative e rinnovabili e il muoversi in bicicletta; meno bene quando si stabilisce che entro una certa data tutti i motori debbano essere elettrici e le emissioni di carbonio azzerate.
Vediamo allora perché la transizione energetica è destinata ad essere un colossale flop e perché le varie scadenze del programma verranno via via prorogate all’infinito. Del resto, la transizione non è ancora neanche iniziata (nel 2024 l’80% dei consumi mondiali è stato fossile, esattamente come 50 anni fa) e la sostituzione del fossile con il rinnovabile è semplicemente impossibile.
Per prima cosa vediamo che cosa è la transizione energetica. La possiamo definire come un processo di cambiamento sistemico nel modo in cui produciamo, distribuiamo e consumiamo energia. Questo processo mira a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, come petrolio, carbone e gas naturale, e promuovere l'uso di fonti energetiche rinnovabili e sostenibili.
È vero che le rinnovabili, in particolare l’energia solare e quella eolica, si sono sviluppate molto, ma è altrettanto vero che la crescente domanda mondiale di energia ha in gran parte assorbito questa nuova produzione, tanto che l’uso delle fossili è rimasto, negli ultimi anni, praticamente costante: oggi consumiamo oltre 8 miliardi di tonnellate di carbone, 105 milioni di barili al giorno e 4.200 miliardi di metri cubi di gas naturale, più di quanto consumavamo prima del Covid.
Fra l’altro, le rinnovabili sembrano avere anche un serio problema di affidabilità soprattutto nei momenti critici, se è vero che la responsabilità dell’enorme blackout recentemente verificatosi in Spagna en Portogallo sembra proprio da attribuire a un imprevisto crollo verticale della fornitura di energia proprio da rinnovabili.
Le aree del mondo sovrappopolate sono destinate, in un futuro non molto lontano, ad aver bisogno di immense quantità di energia, che è semplicemente impensabile poter ottenere unicamente dalle fonti rinnovabili. Ma anche i consumi del mondo sviluppato richiederanno quantità di energia sempre crescente, nonostante il continuo miglioramento di efficienza di macchinari e impianti. Del resto, oggi il prezzo del petrolio è in deciso calo e l’offerta è ancora molto abbondante.
Non si può escludere che la mossa di Trump sia in realtà finalizzata a tutelare i produttori statunitensi (gli USA sono oggi il maggior produttore al mondo di petrolio) – da cui il suo mantra drill, baby, drill ovvero scava, ragazzo, scava - strizzando così l’occhio anche alla Russia, per la quale proprio l’energia fossile è la maggiore fonte di introito.
Tuttavia, è sotto gli occhi di tutti il fallimento dell’obbligo di imporre a tutti l’auto elettrica (obbligo al quale gli USA non si sono piegati), con il risultato di mandare in crisi probabilmente irreversibile l’industria automobilistica tedesca e di fornire un insperato assist ai cinesi, che possono contare su costi di materie prime e lavoro molto inferiori.
Il problema dell’auto elettrica non è peraltro solo nella produzione, ma anche nella domanda: le auto elettriche sono notevolmente più costose delle auto a benzina, e quindi meno accessibili per una parte della popolazione; i costi di ricarica sono troppo elevati e la mancanza di una rete capillare di colonnine di ricarica in tutta Europa rende l'uso delle auto elettriche meno pratico, soprattutto per i viaggi lunghi.
Poi c’è la questione, tuttora irrisolta, delle batterie: la produzione di batterie elettriche richiede materie prime come il litio, il cobalto e il nichel, la cui disponibilità e il cui costo possono influenzare il mercato delle auto elettriche; la stima della durata delle batterie delle auto elettriche è ancora incerta, e la loro sostituzione rappresenta un costo elevato; e infine il loro smaltimento – quando le prime auto elettriche arriveranno a quel punto – è veramente difficoltoso, costoso e fortemente inquinante.
È senz’altro auspicabile, e molto probabile, che molti degli aspetti tecnici tuttora problematici vengano affrontati con un certo grado di successo dall’innovazione e dalla ricerca industriale, ma di sicuro gli obiettivi definiti in sede comunitaria per la transizione energetica (in particolare, fra gli altri, riduzione delle emissioni di carbonio, utilizzo delle fonti rinnovabili, decarbonizzazione e decentramento dei sistemi energetici) non verranno centrati nei tempi previsti.
I costi per la riconversione energetica delle produzioni tradizionali saranno molto elevati, ed è pressoché certo che molte imprese spariranno dal mercato, nonostante le ottimistiche previsioni degli economisti. Nel nostro paese, è stato stimato (da Deloitte) che i benefici del programma di transizione energetica supereranno i costi nel 2043 e che la transizione porterà un aumento del Pil del 3,3% nel 2070, con 470.000 nuovi posti di lavoro.
Come avrebbe detto Keynes, nel lungo periodo saremo tutti morti, e mai come in questo caso l’affermazione sembra centrata.
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