CANCELLIAMO L’IGNORANZA, NON LA CULTURA

CANCELLIAMO L’IGNORANZA, NON LA CULTURA

Ven, 10/22/2021 - 10:07
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La sagra degli eccessi: dal politicamente corretto al cancel culture

.columbus day parade

La notizia è di quelle che mettono tristezza. Quest’anno la tradizionale festa americana del Columbus Day è stata cancellata in 25 degli Stati federali e di fatto abolita in tutto il Paese, o meglio trasformata in “giornata del popolo indigeno”. Chiunque sia stato a New York in autunno non può dimenticare la giocosa parata del secondo lunedì di ottobre nella Fifth Avenue: decisamente kitsch ma divertente e molto caratteristica, dominata dal tricolore italiano, dalla musica e dai colori.

La festa del giorno di Colombo, istituita nel 1892 (per uno Stato giovane come gli USA si tratta di qualche era geologica fa), celebrava il giorno in cui il grande navigatore genovese mise piede per la prima volta nel nuovo mondo, anche se pensava di essere arrivato in India e battezzò la località di approdo “San Salvador”.

.columbus

Negli ultimi tempi, con la diffusione del cancel culture[1], Colombo è stato accusato di razzismo per aver brutalizzato le popolazioni indigene, e il suo personaggio, da simbolo della scoperta del Nuovo Mondo e della proiezione omerica dell’uomo per la conoscenza, è diventato icona dello sfruttamento e del maltrattamento di un intero popolo. Per questo le sue statue sono state abbattute o imbrattate di sangue in molte città americane e il Columbus day è diventato “giorno della popolazione indigena”. Dopo l’annullamento dello scorso anno a causa del Covid, la tradizionale sfilata di ottobre resterà quindi solo nel ricordo di chi l’ha visto.

Intendiamoci: certamente gli esploratori hanno commesso abusi ed eccessi, ma vanno inquadrati nel contesto storico in cui avvennero i fatti. Nel Cinquecento non poteva esistere una sensibilità diffusa per il rispetto dei diritti umani e, comunque, giudicare la storia con il metro di giudizio dell’attualità è sempre un errore. La storia è storia, e quello che è successo deve essere esempio e insegnamento, ma non strumento o pretesto di battaglia politica. Anche gli errori e la violenza fanno parte del passato e hanno contribuito a renderci quello che siamo ora. Criminalizzare il passato è un esercizio, oltre che inutile, anche ingiusto e intellettualmente equivoco.

.statua di indro montanelli

Ne hanno fatto le spese Shakespeare, Biancaneve, Indro Montanelli, Jackson e molti altri illustri esponenti della cultura americana ed europea. La condanna senza appello (e prima ancora che un giudice si pronunci) di chi ha commesso errori, giunge a forme di violenza assoluta: basta ricordare il caso di Kevin Spacey. Il noto attore protagonista della serie televisiva di successo “The house of cards”, accusato di abusi sessuali su minori, è stato bandito da ogni emittente televisiva, messo alla gogna mediatica e ha visto togliere da tutti i palinsesti anche i vecchi film e lavori che aveva fatto. Il suo nome è perfino scomparso dagli indici e dagli almanacchi.

L’America è terra degli eccessi: da una giusta istanza di rispetto e attenzione alle minoranze all’esagerazione della morte civile, il passo è stato breve e rapido e non indolore. Basti ricordare la morte del manifestante George Floyd a Minneapolis, che ha dato l’avvio alla stagione del Black Lives Matter, con la quale si intendeva riaffermare il diritto all’uguaglianza degli afro-americani.

black lives matter

Ma anche l’eccesso del politicamente corretto è sbagliato e stucchevole, come se bastassero locuzioni più gradevoli o anche solo neutrali per esprimere rispetto e tolleranza. Se è giusto non usare termini dispregiativi o gratuitamente offensivi per indicare minoranze o gruppi diversi dal nostro per razza, opinioni politiche o simili, è altrettanto falso e odioso togliere i crocifissi dalle aule o indicare padre e madre con “genitore 1” e “genitore 2”.

Sottinteso a questa tendenza c’è il dogma che esiste un solo modo giusto di pensare e di vedere le cose: chi non vi aderisce viene criminalizzato ed emarginato. Tutti quanti dobbiamo allegramente nuotare nel mainstream, in modo concettualmente non molto diverso dai talebani che impongono la loro religione e i comportamenti in linea con essa.

.politically correct

La deriva che sta prendendo questa tendenza a distruggere l’avversario politico o ideologico e, in generale, chi la pensa in modo diverso dall’opinione prevalente, assume toni e forme veramente preoccupanti. E ciò, specie in ambienti come quelli accademici che dovrebbero insegnare e tutelare l’apertura mentale, il confronto delle idee, la tolleranza per chi ha posizioni diverse. Chi non si allinea viene emarginato e, in alcuni casi estremi, boicottato ed espulso dall’insegnamento. La cancel culture è come “la folla che nel medioevo era in cerca di gente da bruciare”, ha detto Rowan Atkinson, “Mr. Bean”, a Radio Times. “E’ importante essere esposti a un ampio spettro di opinioni, ma quello che abbiamo ora è l’equivalente digitale della folla medievale che si aggirava per le strade in cerca di qualcuno da bruciare”. (Foglio.it, 6 gennaio 2021, Editoriali).

Preferiremmo che fosse l’ignoranza – quella che induce certi comportamenti intolleranti - a bruciare e ad essere combattuta e non la cultura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Con questo termine si intende “l’atteggiamento di colpevolizzazione, di solito espresso tramite i social media, nei confronti di personaggi pubblici o aziende che avrebbero detto o fatto qualche cosa di offensivo o politicamente scorretto e ai quali vengono pertanto tolti sostegno e gradimento” (cfr. https://www.treccani.it/vocabolario/cancel-culture_%28Neologismi%29/ ).