LA MIA AFRICA (MA MIA DI CHI?)

LA MIA AFRICA (MA MIA DI CHI?)

Mar, 09/12/2023 - 18:59
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Sette colpi di stato negli ultimi tre anni: cosa sta succedendo in Africa?

.africa

Secondo Agata Christie, “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Se questo fosse vero, poiché negli ultimi tre anni in Africa ci sono stati ben sette colpi di stato militari, dovremmo essere di fronte a una prova schiacciante.

Già, ma prova di che cosa? Proprio questa è la domanda chiave, perché la prima cosa che viene da pensare di fronte a una tale frequenza di rovesciamenti violenti dell’ordine costituito per mano militare, è che dietro ci sia una “regia occulta”, che ha interesse a portare sotto il proprio controllo quella zona del mondo e a tal fine finanzia a mani basse gli eserciti golpisti (è ben difficile infatti che questi dispongano autonomamente delle risorse necessarie ad assicurarsi il controllo di uomini e mezzi).

Ovviamente, per quelli che sono gli elementi di giudizio disponibili, ad oggi non esiste una risposta univoca alla domanda “chi è l’assassino?” (sempre citando la grande giallista inglese). È possibile però da un lato cercare (se ci sono) elementi comuni se non a tutti e sette i colpi di stato, almeno a una larga parte di essi; dall’altro capire chi sono o chi possono essere i beneficiari dei rovesciamenti degli assetti politici. È vero che questo lo scopriremo solo vivendo (come avrebbe detto Lucio Battisti), ma è anche vero che l’Africa è un serbatoio di materie prime ancora da sfruttare e di mano d’opera a basso costo, oltre che fornitore da decenni di popolazione in cerca di lavoro.

.zebre

Ed è altrettanto vero che ci sono stati, negli ultimi anni – diciamo almeno dall’inizio del secolo – ingenti investimenti in Africa da parte soprattutto di Cina, Russia e Stati Uniti, ma anche di paesi europei (Francia, Germania, Regno Unito, Olanda), paesi emergenti (India, Brasile) o altri paesi africani.

È ragionevole pensare che chi ha impiegato ingenti capitali in un determinato settore cerchi di fare di tutto se non per valorizzare gli investimenti fatti, almeno per difenderli o preservarli, in ambienti instabili e spesso violenti.

Cercare di capire come evolverà la situazione africana diventa allora un tema centrale per prevedere in che direzione andrà l’economia mondiale nei prossimi decenni e quali saranno le potenze che la governeranno.

I colpi di stato a cui ci riferiamo sono: Mali (18/8/2020 e 24/5/2021); Ciad (aprile 2021); Guinea (5/9/21); Sudan (25/10/2021); Burkina Faso (ben 6 colpi di stato dal 24/1/2022), fino ad arrivare ai giorni nostri con Niger (26/7/2023) e Gabon (31/8/2023). Per il punto di vista che stiamo esaminando, non è necessario descrivere nel dettaglio i singoli eventi, che hanno avuto dinamiche e attori diversi, ma cercare di identificare il fil rouge (se esiste) che possa ricondurre a un obiettivo comune.

.africa in guerra

Gli elementi che caratterizzano più o meno tutti questi golpe di natura militare sono diversi, di natura prevalentemente sociopolitica. In primo luogo, avvengono in Paesi che hanno vissuto una marcata instabilità politica o tensioni interne per un certo periodo di tempo.

C’è inoltre un diffuso malcontento tra la popolazione, che può alimentare le proteste e le richieste di cambiamento politico: quando il Governo non è in grado di affrontare efficacemente le preoccupazioni della popolazione, i rischi di colpo di stato aumentano.

Terzo aspetto comune è la disaffezione all'interno delle forze armate, che si genera quando i militari percepiscono il governo come corrotto o inefficace; in questo caso possono essere più inclini a rovesciare il governo.

Le elezioni politiche spesso diventano un momento critico per la stabilità del paese: contestazioni elettorali, accuse di frode elettorale e mancanza di fiducia nelle istituzioni erano ampiamente presenti in quelle regioni.

.etnia africana

Infine, last but not least in paesi spesso organizzati su base etnica o tribale, ci sono i conflitti etnici o religiosi, che possono alimentare l'instabilità politica specialmente in paesi con comunità diverse e spesso in contrasto fra loro.

Da un altro punto di vista, quasi tutti i paesi in questione sono francofoni, hanno conosciuto una lunga e invasiva fase di dominazione francese che perlopiù si è conclusa fra la fine degli anni ’50 e gli anni ’60 del secolo scorso, secondo i dettami della nuova costituzione transalpina adottata dopo la Seconda Guerra Mondiale. L'influenza del colonialismo francese in Africa può aver avuto un impatto significativo sulle dinamiche socio-economiche e culturali di molti paesi francofoni. Questi paesi spesso condividono una storia coloniale comune, caratterizzata da un'eredità di sfruttamento delle risorse, repressione culturale e politica, e dipendenza economica.

Questa eredità coloniale, in un contesto sicuramente non preparato per l’esercizio della democrazia, può aver contribuito a creare criticità specifiche nei paesi africani francofoni.

.odio bellico

In particolare, in quasi tutti i casi è possibile riscontrare un risentimento diffuso verso i Francesi, forse ritenuti colpevoli di molti dei problemi che affliggono quelle regioni. Azzardando un’ipotesi che non potrà mai essere confermata, si potrebbe pensare che la stessa mano che ha finanziato gli eserciti golpisti avesse, in precedenza, agevolato e indirizzato questo tangibile sentimento di odio.

Durante il percorso verso l’indipendenza, è ovvio che l’influenza economica della Francia sia stata ancora predominante, ma con il passare degli anni da un lato si è intensificato come si diceva il sentimento di insofferenza verso quel paese; dall’altro paesi diversi si sono resi conto delle ricchezze disponibili su quel suolo e hanno iniziato a tessere rapporti con le classi dominanti e finanziare una serie di investimenti, come dicevamo in precedenza.

Fra questi, assoluta predominanza negli ultimi anni ha assunto la Cina, che ha contribuito a sovvenzionare molte delle infrastrutture indispensabili allo sviluppo con crediti concessi agli stati sovrani, in genere assistiti da garanzia ipotecaria sui manufatti realizzati. Poiché gli Stati debitori sono divenuti ben presto insolventi, è stato naturale per il Celeste Impero impadronirsi di gran parte della rete di comunicazioni (strade, autostrade, aeroporti, porti) che aveva contribuito a costruire.

Così il cerchio si chiude: non crediamo di essere molto lontani dal vero sostenendo che dietro i numerosi colpi di stato avvenuti negli ultimi tempi ci siano in gran parte interessi cinesi, che oggi si trovano di fatto a controllare uno scenario che diventerà centrale in futuro. Come diceva Andreotti, a pensare male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca.