IL BERSAGLIO

IL BERSAGLIO

Mer, 12/29/2021 - 22:52
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Buon 2022 ai nostri lettori

.dardi al bersaglio

L’ultimo editoriale dell’anno, come da tradizione, non può che essere una sorta di bilancio consuntivo dei 12 mesi appena trascorsi e di previsioni, o meglio declinazione di obiettivi, per quelli che vanno ad iniziare.

Per quanto riguarda il consuntivo, cominciamo col dire che chi abbia seguito nel 2021 le indicazioni di questo sito, sia negli editoriali che – in forma meno esplicita ma comunque altrettanto chiara – negli avvisi ai naviganti del lunedì, ha raccolto un bel po’ di soddisfazioni.

Chi ha tempo e voglia di andarsi a rivedere i nostri consigli di investimento, sempre relativi alle asset class e mai ai singoli titoli, può facilmente vedere che la principale indicazione era stata quella di investire prevalentemente in azionario USA, e in minor misura in azionario Europa. Ebbene, l’indice Dow Jones ha mostrato un aumento del 20,1%[1] e il l’indice Nasdaq del 28,9%, entrambi attestandosi al massimo storico.

L’indice DAX, buona approssimazione dell’azionario europeo, è cresciuto solo del 3,35% rispetto a inizio anno, ma intorno a giugno/luglio aveva fatto l’11,1%, poi ha subito un calo per effetto dei nuovi timori per la pandemia soprattutto in Germania.

.finance

Complessivamente, investendo la parte nettamente prevalente del patrimonio in azionario USA e in Azionario Europa, e gestendo il portafoglio con un minimo di dinamicità ed attenzione, possiamo dire che rendimenti lordi nell’ordine del 10/15% sono stati nell’anno che si chiude  ampiamente alla portata dell’investitore razionale.

Bisogna dire che anche l’azionario Italia ha performato molto bene, al di là di ogni aspettativa, realizzando il 22,8% anno su anno. La nostra indicazione, in questo caso, era di non investire in questo mercato perché lo ritenevamo, e continuiamo a ritenerlo, eccessivamente rischioso, instabile e tutto sommato non affidabile. Nei primi due mesi dell’anno, infatti, l’indice era caduto; ma il nuovo governo Draghi ha dato un impulso incredibile alla fiducia degli investitori ed è l’unica vera causa di una performance tanto brillante.

Rispetto alle previsioni, è stato invece leggermente deludente l’oro (-4%) e, in misura più marcata, l’azionario Pacifico (indice Hang Seng -11%). Si tratta di due asset ai quali avevamo indicato di riservare una frazione nell’ordine del 10/15% del patrimonio con un orizzonte di investimento di medio/lungo periodo. In tale prospettiva mantengono entrambi validità: l’oro in quanto in grado di preservare il valore del patrimonio dall’erosione inflazionistica e l’Asia in quanto – una volta superate le difficoltà attuali del mercato cinese – è destinata senza dubbio a riprendere il trionfale sentiero di sviluppo.

Disastroso, come annunciato, il rendimento dei titoli obbligazionari, dai quali avevamo detto di tenersi alla larga, con la (relativa e modesta) eccezione dei titoli a tasso variabile, che ora possono essere gradualmente – a partire dal secondo semestre - inseriti nei portafogli in funzione essenzialmente anti-inflazionistica. I tassi a medio lungo termine sono infatti destinati a crescere, per cui sarebbe saggio attendere ad investire nel comparto una volta che la curva abbia raggiunto il suo massimo.

Per l’anno nuovo, la situazione non è sostanzialmente diversa: in fin dei conti il flusso del tempo è continuo e la suddivisione in anni è solo una convenzione. Non ci attendiamo pertanto, almeno nei prossimi due-tre mesi, variazioni di rilievo.

Tuttavia è opportuno fare alcune considerazioni.

.bersaglio

In primo luogo, per un’efficace asset allocation[2] del proprio portafoglio, è necessario indicare gli obiettivi che l’investitore si propone, e che dipendono dai programmi di spesa, dagli acquisti in beni durevoli o immobili, dal livello di vita che si intende mantenere, dal capitale o dalla rendita che si vuole costituire a scadenza. In un caso o nell’altro, cambierà ovviamente il nostro “bersaglio”, ovvero l’asset allocation tendenziale.

In via generale, per profili di rischio contenuti, si dovrebbe gradualmente ridurre l’esposizione in azionario USA e mantenere una buona riserva di liquidità, da impiegare, a partire probabilmente dalla metà dell’anno, in obbligazioni a tasso variabile e asset in funzione anti-inflazionistica, quali appunto l’oro, le materie prime, gli immobili.

.2022

In questa fase potrebbe essere una buona idea aumentare invece l’esposizione sui mercati asiatici (approfittando dell’attuale depressione dei listini) e sugli emergenti, nonché sull’azionario Europa, che dovrebbe recuperare il terreno perduto e riprendere spedito la via dello sviluppo.

Anche l’Italia potrebbe essere un’opzione a patto che non cambi la compagine governativa con l’elezione del Presidente della Repubblica in febbraio. In ogni caso dovremmo prepararci ad una grande volatilità, ed è per questo che sarebbe bene, per chi non è investitore di professione, ridurre il profilo di rischio.

 

 

 

 

 

[1] Si tratta di dati approssimativi, calcolati sulla base di ns. elaborazioni dal Sole 24 Ore, e che ovviamente non tengono conto dell’ultima settimana dell’anno, per cui i dati ufficiali a posteriori potranno essere leggermente diversi.

[2] Per asset allocation si intende la ripartizione tendenziale del portafoglio in asset class, ovvero categorie omogenee di strumenti finanziari; è il processo attraverso il quale l’investitore razionale definisce prima la strategia e poi, in chiave tattica, il percorso necessario per attuarla e gli aggiustamenti da effettuare attraverso monitoraggi periodici (si veda la nostra mini-serie, offerta in regalo ai lettori in occasione dello scorso “Ottobre mese del risparmio”)