FARE LA GUERRA SUL SUOLO DEGLI ALTRI (2)

FARE LA GUERRA SUL SUOLO DEGLI ALTRI (2)

Mar, 02/22/2022 - 18:37
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La crisi in Ucraina: le ragioni storico-politiche e i prevedibili sviluppi (seconda parte)

.mappa Ucraina

Abbiamo visto la scorsa settimana come la parabola che portò l’Ucraina dall’appartenenza all’Unione Sovietica alla tormentata indipendenza avesse di nuovo incrociato la vicinanza coi russi, con le elezioni del 2010 che portarono alla molto discussa presidenza il politico filo-russo appartenente all’oligarchia ex sovietica Viktor Janukovyc.

Nel 2013 Janukovyc si rifiuta di firmare un accordo con l’Unione Europea fondamentale per la sopravvivenza del paese e tratta, invece, un nuovo prestito dalla Russia di Putin: con tale manovra il paese rientra decisamente a pieno titolo nell’orbita russa. Questa è la causa scatenante dei disordini e delle sommosse che culminano nel novembre 2013 con l’occupazione di Maidan, la Piazza centrale di Kiev, da parte dei manifestanti filo-europei.

.maidan

La protesta contro Janukovyc è il punto di passaggio dalla cosiddetta “rivoluzione arancione”, nata in Ucraina a metà del Duemila in modo simile alle altre “rivoluzioni colorate” - sorte in quegli anni in diversi paesi ex comunisti - a una vera e propria rivoluzione classica, basata sull’uso della violenza dal basso e sostenuta da una minoranza organizzata militarmente.

Da quel momento inizia la via crucis del paese, con scontri violenti che vedono intervenire, al fianco dei ribelli, gruppi paramilitari nazionalisti che in alcuni casi si richiamano esplicitamente a ideologie nazi-fasciste. Il 22 febbraio 2014, dopo un’ecatombe di 150 morti e oltre 1.000 feriti, Janukovyc fugge con la famiglia da Kiev, portandosi dietro l’enorme fortuna accumulata negli anni di governo; la Tymoscenko, che in precedenza era stata incarcerata per corruzione, viene liberata e il Parlamento nomina Presidente ad-interim, in attesa di nuove elezioni, Oleksandr Turcinov, braccio destro della stessa Juljia.

Anche se il deposto leader filo-russo Janukovyc si era rivelato sostanzialmente molto più attento agli interessi personali che a quelli del paese, non va dimenticato che si trattava comunque di un Presidente, liberamente eletto al termine di una competizione elettorale non contestata e la sua destituzione si presenta quindi come vero e proprio golpe, finanziato da ambienti europei e sostenuto dagli Stati Uniti di Obama. L’obiettivo era chiaramente quello di indebolire il gigante russo fomentando un focolaio di rivolta ai confini del suo territorio.

.cuba 1962

Parafrasando un noto tormentone di qualche anno fa, gli Stati Uniti – seguendo una loro prassi consolidata anche in altre regioni del pianeta - facevano la guerra sul suolo degli altri: per questo non è assimilabile la loro posizione con quella attuale dei russi, che invece hanno il pericolo ai loro confini. Un po’ come successe nella crisi di Cuba del 1962, ma a parti invertite: allora era l’America a sentire da vicino l’odore acre della guerra e oggi Putin non ha fatto altro che replicare le mosse che fece all’epoca John Fitzgerald Kennedy quando dispiegò al massimo il potenziale militare americano per impedire che si installassero missili russi a Cuba.

Con l’insediamento di Oleksandr Turcinov come presidente ad interim, la situazione si radicalizza e la rivolta si trasforma in vera e propria guerra civile. La decisa svolta in senso nazionalista trova la forte resistenza delle regioni orientali e meridionali: aree ricche del paese che non accettavano il continuo deflusso di risorse in favore di Kiev e la mancanza di ogni autonomia, all’interno di uno Stato che dichiarava di voler tagliare lo storico cordone ombelicale con la Russia.

Gli Stati Uniti finanziano Maidan a piene mani, contando sull’Europa alla quale viene sostanzialmente demandato il compito di controllare il territorio; la Russia, sentendosi minacciata ai propri confini, si focalizza sulla Crimea, concentra le truppe in prossimità del territorio ucraino e appoggia la resistenza delle popolazioni filorusse nelle regioni orientali e meridionali, anche se ufficialmente ha sempre negato il suo coinvolgimento militare diretto.

Uno degli atti più significativi del Governo ucraino in questo periodo è l’abolizione del russo quale lingua ufficiale del paese, oltre a quella ucraina, che rimane quindi oggi l’unica.

.crimea

Nel marzo 2014 la Russia intensifica la propria presenza militare in Crimea e spinge alla riannessione della penisola sancita dal referendum approvato dal 93% degli elettori. La Crimea è una regione di capitale importanza dal punto di vista militare, con il porto di Sebastopoli e la supervisione sulle rotte del Mar Nero, e la Russia non poteva permettersi di cederne il controllo a un governo in cui l’influenza degli occidentali e degli americani era prevalente. Del resto, sessanta anni prima, pare che l’annessione della Crimea all’Ucraina, ufficialmente presentata come regalo per celebrare i 300 anni di amicizia fra la Russia e la stessa Ucraina, fosse stata originata da un’iniziativa personale dell’allora segretario del PCUS Nikita Chruščëv, ucraino di adozione, in un momento di non particolare sobrietà (momenti che la storiografia del tempo racconta essere stati piuttosto frequenti).

Il 25 maggio 2014 si tengono dunque le elezioni presidenziali in Ucraina, vinte con 9,8 milioni di voti pari al 54,7% dei consensi dal quarantanovenne Petro Poroshenko, di Kiev. Juljia Tymoscenko, con un misero 12,8%, giunge molto a capolinea della sua intensa carriera politica.

Il nuovo presidente, sostenitore della prima ora dei ribelli di Maidan e supporter dell’entrata dell’Ucraina nella Nato, presentava un programma piuttosto moderato, ribadendo l’autonomia del paese ma anche la necessità di un dialogo con la Russia. In effetti Poroshenko, imprenditore dolciario accreditato da Forbes di un patrimonio personale di 1,3 miliardi di dollari, gestiva fino a poco tempo prima redditizi stabilimenti di cioccolata e caramelle in territorio russo. Curiosamente, per almeno due anni i Russi non avevano impedito al politico che li indicava come nemici di fare profitti con le fabbriche stabilite nel loro territorio.

.fabbrica di cioccolata

Regioni come il Donbass, in cui gran parte della popolazione non accetta l’impostazione governativa e chiede maggiore autonomia e rispetto, sono state distrutte e intere città come Donietsk praticamente rase al suolo, le vie di comunicazione interrotte e i servizi pubblici resi ormai inesistenti.

Gli scontri si sono raffreddati a partire dal febbraio del 2015, con il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco a Minsk fra la Russia da una parte, che pure ha sempre ufficialmente negato la sua partecipazione al conflitto, e Ucraina, Francia e Germania dall’altra. Punto centrale dell’accordo era l’impegno di Kiev a garantire una maggiore autonomia ai territori dell’est. Da questo momento gli scontri sono proseguiti, ma a un livello minore, ed i mass media hanno iniziato ad ignorare totalmente questo scenario di guerra.

Il resto è storia recente: lo vedremo nel prossimo articolo, ultimo di questa miniserie, dove cercheremo di capire quali possibili sbocchi, sia politici che economici, può avere la crisi.

Commenti

Esiste un convitato di pietra di cui non fa cenno nessuno se non di striscio. Parlo della NATO che è diventata una Spectre ormai fuori controllo degli USA. La NATO ha da tempo una autonomia finanziaria garantita dai 5 maxicolossi mondiali globali anche essi schegge impazzite difficilmente controllabili se non con l’arresto immediato casa per casa dei componenti dei loro CDA. Quasi tutti hanno singolarmente bilanci superiori alla Germania!!!
Nel 1961, nel suo messaggio di addio, il generale di terra di mare di aria e poi presidente USA Dwight Eisenhower aveva avvertito sugli immensi pericoli del "COMPLESSO MILITARE INDUSTRIALE". Ovviamente, non fu ascoltato e adesso abbiamo un mostro autogeno che si espande per partenogenesi. Scorrazza sul pianeta provocando conflitti (il problema) fornendo lo scontro militare (la soluzione). La NATO sarà un problema veramente tosto. È ormai lo strumento che i colossi usano per demolire Stati, economie, strutture finanziarie, popolazioni che costituiscono un ostacolo alla totale fluidificazione dei sistemi. Con la svolta robotica. Con il METAVERSO e l’INTERNET DELLE COSE, gli umani saranno sempre più ridotti a MECCATRONICI inchiodati 20 ore al giorno davanti ad una tastiera, solitari, precarizzati, impauriti, uccisi dai vaccini che dovrebbero salvarli (cfr l'operazione Bill Gates in India dove morirono 500.000 bambini con i vaccini. Il RAW indiano creò una unità di assassinio di 5000 spioni e sicari per uccidere tutta la sua famiglia. Per questo Gates è scappato da Microsoft ed è circondato 76 ore al giorno da 2000 specialisti del pentagono).
Con la svolta tecnotronica i colossi si sono accorti che 2 mdi di umani sono sufficienti per gestire la nuova svolta schiavistica mondiale. I 5 mdi di umani saranno quindi spazzatura da sterminare al più presto ricordando l’espressione “nutzlose munden”: BOCCHE INUTILI da eliminare con la “Endgültige Lösung”: LA SOLUZIONE FINALE.
La situazione è molto diversa e noi non siamo direttamente in loco per capirci qualcosa. I filmati e le chiacchiere circolanti sono solo propaganda.
La storia ritorna, eccome se ritorna!!!