COSA C’É DIETRO L’ANGOLO

COSA C’É DIETRO L’ANGOLO

Mar, 03/07/2023 - 20:32
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Nonostante il rally degli ultimi mesi, la recessione arriverà, anche se un po’ in ritardo

.maurizio costanzo

Nella settimana della sua inopinata scomparsa, prendiamo in prestito dal repertorio di Maurizio Costanzo la sua frase probabilmente più famosa, con la quale – in “Bontà loro”, il programma con il quale creò i talk shows - chiedeva ai numerosi intervistati sui divani televisivi cosa si aspettassero per il futuro prossimo, quali erano i loro programmi e le loro aspettative. Cerchiamo anche noi, si parva licet, di rispondere alla celebre domanda: cosa c’è dietro l’angolo? Naturalmente il campo di indagine è come di consueto quello dell’economia e della finanza, allo scopo di suggerire le chiavi di interpretazione per gestire in modo razionale un portafoglio non speculativo.

Abbiamo visto nelle scorse settimane come la politica monetaria è in grado di incidere non solo – indirettamente, attraverso tassi di interesse e credito bancario – su produzione, reddito e occupazione ma anche sull’andamento dei mercati finanziari. In questo caso l’influenza è immediata: non è necessario attendere che le decisioni dei banchieri centrali dispieghino i loro effetti, basta l’annuncio – o anche solo una previsione su quale saranno gli indirizzi che si intendono seguire – di un cambio di direzione per provocare rapide impennate o bruschi crolli sui mercati.

Cerchiamo di interpretare quello che è successo negli ultimi tempi e quello che ragionevolmente possiamo attenderci per il futuro prossimo, una volta – appunto – svoltato l’angolo.

L’uscita, tutto sommato piuttosto rapida, dalla crisi pandemica è stata favorita dalla politica monetaria espansiva di tutte le banche centrali, fatta di grandi quantità di moneta immesse nel sistema e di tassi di interesse molto bassi, in alcuni casi perfino negativi. Questo ha favorito la ripresa ma ha avuto, come effetto collaterale, una forte anche se attesa crescita dell’inflazione.

.inflazione

Questa era la situazione ideale per la crescita dei mercati azionari: economia in ripresa, tassi bassi e grande abbondanza di liquidità che le banche, impaurite e quasi paralizzate dalla paura delle insolvenze delle aziende, anziché prestare ai clienti impiegavano sui mercati finanziari, facendo crescere i prezzi dei titoli.

L’inflazione, che ha ovunque superato il 12% sospinta anche dai prezzi dell’energia aumentati per effetto della guerra, è però arrivata a un livello tale da destabilizzare i mercati e le banche centrali hanno dovuto fare un rapido dietro-front, preannunciando policy monetarie restrittive che frenassero la folle corsa dei prezzi e riportassero l’inflazione all’obiettivo fisiologico del 2%. Questo spiega perché i mercati finanziari, dopo un 2021 di vero e proprio rally, hanno invertito la rotta, con i venditori che hanno nettamente preso il sopravvento e prezzi dei titoli in caduta libera fino all’autunno dell’anno scorso.

A questo punto cominciava a prevalere l’idea che l’inflazione avesse esaurito la sua spina propulsiva, grazie anche ai consistenti cali dei prezzi di gas naturale e petrolio, penalizzati dai ritardi della ripresa della Cina. D’altra parte, si cominciava a temere una caduta della produzione e dei consumi, e una recessione che con l’inizio del nuovo anno avrebbe con molta probabilità colpito i sistemi occidentali. Nonostante che i banchieri centrali avessero continuato a dichiarare che avrebbero proseguito la politica restrittiva in funzione antinflazione, si è diffusa sui mercati l’aspettativa di un rallentamento nell’aumento di tassi e nel drenaggio della moneta dal sistema.

.recessione

In altre parole, i mercati hanno preso a essere più ottimisti di quanto la situazione consentisse, ritenendo che alla fine – di fronte alla concreta possibilità della recessione - le banche centrali dovessero allentare la presa, dato che l’inflazione pareva in qualche modo domata. Per la verità le banche centrali hanno continuato a dichiarare che la loro policy non sarebbe cambiata e che restava valido l’obiettivo dell’inflazione al 2%.

Spinti anche dai numerosi programmi di buy-back[1] annunciati da diverse società e dai risultati dell’ultimo trimestre del ‘22 e del primo del ‘23 migliori delle aspettative, abbiamo assistito ad un vero e proprio rally dei mercati azionari negli ultimi due mesi dell’anno passato e nei primi due dell’anno corrente. Non solo: prefigurando un minore aumento dei tassi rispetto a quanto previsto in precedenza, anche il mercato obbligazionario è tornato ad essere attrattivo.

I segnali che arrivano in questi giorni dai mercati indicano, però, piuttosto chiaramente che questa fase di rimbalzo si sta esaurendo e che gli attesi cali di inizio anno e la recessione stanno tornando in pista, con qualche mese di ritardo rispetto a quello che gli operatori si attendevano. I fondi di investimento, dopo gli acquisti effettuati per non perdere l’occasione dei rimbalzi, hanno ora relativamente poca liquidità e gli acquirenti in borsa si sono piuttosto rarefatti.

Per questo l’impressione è che la recessione effettivamente sia dietro l’angolo, che i tassi continueranno a salire, anche se forse meno rapidamente e che il livello dei prezzi possa essere ancora spinto dalla probabile ripresa dei prodotti energetici, dato che la Cina ha finalmente superato le restrizioni da pandemia, e del costo del lavoro, come conseguenza della bassa disoccupazione.

.dietro l'angolo

L’indicazione che se ne può trarre è quindi quella di mantenere una certa prudenza, evitare di fare acquisti massicci sul mercato in questo momento, ma prepararsi a diluirli nel corso dell’anno, una volta che le condizioni si siano stabilizzate. I prossimi mesi potrebbero essere – secondo le nostre previsioni – dominate dai venditori e, in ogni caso, la volatilità sarà elevata.

Come avrebbe detto il compianto Maurizio Costanzo, dietro l’angolo c’è ancora un periodo di relativa sofferenza, dopo di che potremmo tornare tranquillamente a investire, sia sul mercato azionario che su quello obbligazionario.

 

 

 

 

[1] Per buy back si intende l’acquisto di azioni proprie da parte di una società che può avvenire entro determinati limiti quantitativi (da noi, ad esempio, il massimo acquistabile è il 10% del capitale sociale versato) e con procedure prestabilite. In tal modo la società stabilizza il prezzo del titolo e, puntando sul suo aumento, fornisce al mercato un chiaro segnale di fiducia. È l’intervento più efficace che una società con buoni risultati e solidità può porre in essere per favorire i propri azionisti e dare impulso alla quotazione del titolo.