C’è voluto più di un quarto di secolo, ma alla fine, raccogliendo l’accorato invito di Nanni Moretti nel film “Aprile” del 1998, D’Alema qualcosa di sinistra l’ha detta e l’ha fatta: è andato a Pechino per partecipare alla parata per gli 80 anni dalla fine della guerra e dalla liberazione della Cina dai giapponesi. In pratica un summit degli antioccidentali sulla contro globalizzazione, che riuniva il gotha dei nemici dichiarati del capitalismo: Putin, Xi Jinping e Kim Jong Un. Mancava solo Trump, ovvero colui che al sistema occidentale sta dando le spallate più potenti.

In realtà il Nostro era fortemente impegnato nella competizione per la conquista del Premio Nobel per la pace, seguendo l’antico adagio ciceroniano si vis pacem, para bellum, tanto che ha cambiato nome al Pentagono da “Dipartimento della Difesa” a “Dipartimento della Guerra”, denominazione abbandonata nel 1947, e al suo sito ufficiale che è ora diventato war.gov.

Incuranti degli attacchi dei rivoluzionari mondiali al suo sistema, i mercati continuano (per ora) a salire, e molto probabilmente qualche ulteriore spunto lo metteranno ancora a segno, dopo i dati sul lavoro diffusi la scorsa settimana (e dopo i risultati delle grandi società tecnologiche), che tirano la volata alla riduzione dei tassi, ormai quasi certa in questo mese. Nonostante questo, una dose di prudenza è ancora necessaria perché prima o poi la correzione arriva.

IL NOSTROMO