IL RISIKO BANCARIO

IL RISIKO BANCARIO

Mar, 08/26/2025 - 18:20
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I fatti di queste settimane, e in particolare l’OPS di Montepaschi su Mediobanca, cambieranno in profondità il sistema creditizi

.mediobanca

Il sistema bancario italiano, un tempo noto per la sua staticità, si appresta a vivere in questa metà degli anni ‘20 una stagione densa di cambiamenti e rivolgimenti che molto probabilmente condurranno ad un assetto ben diverso dall’attuale. Non sarà una vera e propria rivoluzione come avvenne negli anni ’90 del secolo scorso con le privatizzazioni e la creazione delle fondazioni di origine bancaria oppure nel primo decennio di questo secolo con l’avvento della banca digitale e la scomparsa delle banche di medie dimensioni; ma sarà comunque un cambiamento importante che dovrebbe vedere la costituzione e l’affermazione del “terzo polo” accanto ai due campioni nazionali Intesa San Paolo e Unicredit.

Molte cose sono successe in questi ultimi mesi e molte operazioni sono ancora in corso: può essere allora opportuno riepilogare gli eventi principali e cercare di capire come potranno evolversi le situazioni aperte e quali saranno le conseguenze sul mercato del credito e su quelli finanziari.

Il tutto è iniziato con l'acquisto di una partecipazione significativa (di poco inferiore del 30% del totale) da parte di UniCredit nel capitale della banca tedesca Commerzbank. A distanza di un paio di mesi, a novembre 2024, la stessa UniCredit ha lanciato un'offerta pubblica di scambio (OPS) per l'acquisizione di Banco BPM. L'operazione è inizialmente stata bloccata dalla Consob e poi ostacolata dal governo che ha esercitato il golden power[1], in seguito alla quale UniCredit ha ritirato la sua offerta a fine luglio 2025, dopo otto mesi di trattative, citando la persistente incertezza generata dall'esercizio dei poteri speciali del Governo.

.golden power

Nel frattempo, le altre banche non sono state a guardare. L’operazione più rilevante è l'OPS lanciata da MPS per l'acquisizione di Mediobanca. L'operazione, giudicata ostile da parte della banca target, ha ricevuto il via libera dalla BCE e dall'Antitrust. La finestra per l'adesione da parte degli azionisti di Mediobanca si è aperta il 14 luglio e proseguirà – salvo rilanci - fino all’8 settembre: la soglia di capitale minima da raggiungere è stata fissata al 35%.

In risposta al tentativo di acquisizione di MPS, Mediobanca ha annunciato l'intenzione di lanciare un'OPS su Banca Generali con consegna delle azioni Generali in portafoglio a Piazzetta Cuccia. Poiché in questi casi vige la passivity rule[2], la proposta è stata portata all’attenzione dell’assemblea degli azionisti di Mediobanca il 21/8/2025, che l’ha respinta. Il passo successivo potrebbero essere le dimissioni dell’AD Alberto Nagel, posizione per la quale il Monte dei Paschi ha annunciato di aver già avviato la ricerca di un nuovo nominativo.

Anche BPER Banca è impegnata in un'OPS: l'operazione ha l'obiettivo di acquisire la maggioranza del capitale della Banca Popolare di Sondrio e ha preso il via a metà giugno. L'OPS è stata completata con successo, ottenendo un'adesione dell'80,6% delle azioni al 25 luglio 2025, superando il 66,67% necessario per procedere alla fusione.

Infine, si è conclusa con successo il 27 giugno la prima fase dell'OPS di Banca Ifis su Illimity Bank e che ha portato all'acquisizione di oltre l'80% del capitale della banca target.

i dieci anni

Mentre le ultime due acquisizioni possono essere considerate tutto sommato di minore portata per gli assetti del sistema, pur rappresentando tasselli di un progressivo consolidamento, la vera operazione destinata a cambiare il panorama creditizio nazionale – qualora andasse a buon fine - è l’OPS del Monte dei Paschi su Mediobanca. Dopo diversi tentativi di risolvere la difficile situazione della banca senese da parte del governo – e un fiume di denaro pubblico impiegato a questo scopo - che rischiava di rendere inadempiente l’Italia nel contesto UE, si è realizzato un significativo recupero gestionale, grazie alla capacità dell’Ad Lovaglio e al favorevole andamento dei tassi di interesse (i tassi alti sono una manna per le banche), contestualmente alla cessione di rilevanti pacchetti azionari con collocamenti sul mercato, che sono stati acquistati da soci privati destinati ad assumere importanza sempre maggiore in questo risiko.

Gli attuali azionisti di MPS sono infatti: Delfin SpA (famiglia Del Vecchio) col 9,87%; famiglia Caltagirone col 9,96%; Banco BPM con l’8,99% (in parte detenuta attraverso Anima Holding), oltre al Ministero dell’Economia e delle Finanze con l’11,73%. Il resto è in portafoglio di investitori istituzionali, quali fondi comuni (Algebris, Vanguard, Pimco, Fidelity) e flottante sul mercato.

Se si considera che Delfin è anche azionista di Mediobanca col 19,81% e di Generali con il 10,05% e che il gruppo Caltagirone possiede anche il 7,39% di Mediobanca e il 6,9% di Generali, si può intravedere un chiaro fil rouge che interessa tutti i soggetti citati: MPS, Mediobanca, Generali, tenendo presente che Mediobanca è storicamente il primo azionista della Compagnia assicurativa triestina col 13%, partecipazione che da sola vale circa un quarto dei profitti della banca d’affari milanese.

Il disegno non può che essere quello di consolidare il “nocciolo duro”, accreditato di un solido supporto governativo, nel capitale di Generali, il vero target di tutta l’operazione, dopo che la stessa Compagnia aveva stipulato un contratto capestro con Natixis[3], sostanzialmente trasferendo oltralpe la cabina di regia del nuovo conglomerato del risparmio gestito, accordo fortemente criticato dagli azionisti di minoranza e dal governo.

Si profila quindi la costituzione di un polo bancario-assicurativo di tutto rispetto, in grado di competere con i due campioni nazionali e con i maggiori player a livello europeo.

.bankit

Ovviamente resta de vedere come finiranno le operazioni ancora aperte, in primo luogo l’OPS del Monte su Mediobanca, ma dopo l’assemblea di Piazzetta Cuccia, che ha decretato la fine dell’era Nagel sulla banca d’affari milanese, la strada sembra spianata, anche se i numeri nell’assemblea di Mediobanca per approvare l’operazione ancora non ci sono e necessariamente si dovrà passare da un rilancio dell’offerta con aumento del prezzo offerto da MPS.

Resta anche da valutare la valenza industriale dell’OPS e l’effettiva realizzazione delle sinergie annunciate, tutt’altro che sicure, elementi che determineranno l’andamento in borsa dei titoli delle Società coinvolte.

Si può però dire che il sistema creditizio italiano andrà incontro a un consolidamento intorno ai tre poli che risulteranno, e che gli effetti sul mercato del credito saranno probabilmente rilevanti, sia dal punto di vista del risparmio che degli affidamenti alle imprese.

 

 

 

 

 

 

[1] Il golden power è uno strumento normativo, previsto in alcuni ordinamenti giuridici, che permette al governo di un paese sovrano di bloccare o apporre particolari condizioni a specifiche operazioni finanziarie, che ricadano nell'interesse nazionale (settori strategici).

[2] La "passivity rule" (regola di passività) è una norma introdotta dalla Direttiva Europea sulle Offerte Pubbliche di Acquisto (OPA) che impedisce al management e agli azionisti di una società target di adottare misure difensive che contrastino l'esito di un'offerta pubblica di acquisto ostile, se non con l'autorizzazione dell'assemblea degli azionisti.

[3] Il "deal Natixis Generali" si riferisce all'accordo firmato nel gennaio 2025 tra Generali e il gruppo francese BPCE (attraverso la sua controllata Natixis) per creare una joint venture paritetica nel settore dell'asset management, con un valore di circa 1.900 miliardi di euro di masse gestite e 4,1 miliardi di ricavi. Questa operazione dovrebbe dar vita a un leader europeo nell'asset management, classificandosi al nono posto a livello mondiale e con una forte presenza in Europa e negli USA. A opporsi all’operazione sono in particolare i grandi azionisti privati di Generali, ovvero il gruppo Caltagirone, che della compagnia detiene il 6,9% e Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio, che ha il 9,9 per cento. Secondo gli oppositori,  tale operazione smantellerebbe la capacità decisionale e la gestione del rischio della compagnia assicurativa. Le critiche puntano al fatto che l'accordo con Natixis, una banca d'affari francese, priverebbe Generali della sua autonomia.